Un mondo tra le mani, vestita dei colori e delle creature del mare, della montagna e delle colline.
Sorridente come il sole.
Non poteva che rappresentare la madre terra, la Pupatta protagonista del carnevale di Villetta Barrea, borgo antico sulla riva dell’omonimo lago, nel cuore del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, famoso per gli orsi e i cervi, che qui non sono una minaccia, ma familiari e gradite presenze.
Nel corteo del martedì grasso la Pupatta è tornata ieri a sfilare per le vie del paese, attorniata da tante bambine e bambini in maschera.
A seguire, i giochi in piazza e a chiudere come ogni anno questo carnevale semplice d’Abruzzo: la Pupatta, regina per un giorno, ha preso fuoco, tornando cenere. In segno di buon auspicio.
E per avere anche l’occasione, l’anno che verrà di immaginare e creare un’altra Pupatta.
Perché le tradizioni, come le stagioni, devono sempre rinnovarsi.
Simbolo del nostro carnevale, spiega Egle Tarquinio presidente dell’associazione Pietramara, è la Pupatta che ogni anno bambini e adulti realizzano seguendo un tema, che quest’anno è la madre Terra, la bellezza della varietà del mondo e dei pensieri degli uomini.
La prima Pupatta, spiega ancora Tarquinio, se l’è inventata e realizzata, durante la seconda guerra mondiale, un nostro emigrante negli Stati Uniti, Pasquale Ciarletta, detto Pasquale U’matt, ed è ancora conservata Pittsburgh, dove la comunità degli abruzzesi la porta in sfilata al Columbus day. Per Pasquale U’matt voleva essere la moglie del carnevale, qui invece ha cambiato man mano ruolo e significato.
E soprattutto ogni anno la Pupatta viene bruciata, per salutare l’inverno che va via e la primavera che sta arrivando, ed anche per celebrare la morte del carnevale e l’arrivo della penitenza della Quaresima.