La notizia riportata oggi sulle colonne del quotidiano del Fatto Quotidiano, che ha titolato un articolo La ricostruzione dell’Aquila è seppellita dalle inchieste è assolutamente falsa.
Lo afferma il sindaco del capoluogo abruzzese, Pierluigi Biondi.
I processi di rinascita delle aree terremotate nel 2009 vanno avanti e procedono anche sotto l’attento monitoraggio della magistratura e delle forze dell’ordine. Ma scrivere che la loro azione blocca il percorso di rinascita dei territori colpiti dal sisma, significa mistificare la realtà, soprattutto agli occhi di chi, questi territori, non li conosce, aggiunge in una nota stampa.
Ad oggi sono stati concessi 7,6 miliardi di euro complessivi per la ricostruzione pubblica e privata, quest’ultima completata al 73% .
A fronte di questi numeri, ufficiali e forniti dall’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila, la narrazione del nostro percorso di rinascita non può essere legata a inchieste giudiziarie, in corso o archiviate, che hanno neutralizzato attività illecite.
Dal 2009, peraltro, le interdittive antimafia emesse dalla Prefettura aquilana sono state 51, per aziende che non avevano i requisiti per lavorare nella ricostruzione.
Le imprese che hanno operato e continuano a lavorare nella ricostruzione sono sane, l’impegno delle ditte locali e abruzzesi è un valore aggiunto, un vanto per questa terra, sottolinea Biondi.
I problemi, semmai, sono legati alle farraginosità e alle lungaggini dettate dal Codice degli appalti, che producono pesanti ritardi nell’assegnazione di lavori da parte dei diversi soggetti attuatori chiamati a intervenire su scuole, edifici storici e beni monumentali.
‘Il modello L’Aquila’, voluto e realizzato dal centrodestra è virtuoso ed è un punto di riferimento nella gestione delle emergenze e degli interventi di ricostruzione successivi alle calamità naturali. Un esempio che non è stato seguito dopo i disastrosi eventi sismici che hanno colpito il Centro Italia nel 2016 e 2017 con ricadute negative che oggi scontano quelle aree e i cittadini che ancora vi risiedono, conclude il sindaco dell’Aquila.