1 miliardo per il rilancio di 250 borghi, così il Piano Nazionale Borghi previsto dal Pnrr, con progetti da presentare entro il 15 marzo e due linee di azione:
420 milioni di euro a 21 borghi individuati da Regioni e Province autonome
580 milioni di euro ad almeno 229 borghi selezionati tramite avviso pubblico rivolto ai Comuni.
La strategia ha però fomentato Comuni e Comunità montane insieme a Legambiente, Touring Club e Unione delle pro loco, perché di fatto piccolissimi territori prenderanno subito 20mln di euro, praticamente a pioggia e con la discrezionalità delle Regioni, che hanno individuato, scadenza il 15 marzo, un ‘borgo disabitato o caratterizzato da un avanzato processo di declino e abbandono’, mentre gli altri resteranno a secco.
I 20 milioni di euro, sosterranno un ‘intervento esemplare’ su cultura, turismo, formazione e ricerca o servizi sociali.
In Sicilia, per esempio, la Giunta Musumeci ha scelto il borgo della «Cunzirìa» nel Comune di Vizzini (Catania) senza nessun bando pubblico, rilevava IlSole24ore a febbraio. Nel Lazio la selezione c’è stata, e ha premiato Trevinano (frazione di Acquapendente, Viterbo) facendo arrabbiare tutti gli altri a partire da Bagnoregio che aveva puntato le proprie carte sulla celeberrima Civita. In Piemonte la rivolta degli enti locali ha spinto la Regione a tornare sui propri passi dopo aver pensato di destinare i 20milioni al complesso sabaudo di Stupinigi, non esattamente un borgo spopolato.
Da noi è stato individuato Calascio che avrà 20milioni di euro, così, cash. E mentre il presidente d’Abruzzo Marsilio, s’è affrettato a dichiarare che gli altri borghi non resteranno indietro, Lama dei Peligni, nel chietino, si ribella e punta il dito sulla modalità di valutazione della scelta, giudicata poco trasparente. 1.100 abitanti e una storia che affonda le radici nel neolitico, ha ottenuto 77 punti contro gli 80 di Calascio, 133 abitanti, che avrà i suoi 20mln, una cifra che il mini-Comune raccoglierebbe con i tributi in 96 anni, rileva oggi il quotidiano economico.
L’Unione delle Comunità montane sta raccogliendo le firme per chiedere procedure pubbliche, chiare, evidenti a tutti per scegliere gruppi di Comuni che lavorino nel comporre un progetto su più borghi per i 380 milioni (altri 200 andranno alle imprese dei territori), per la seconda linea di azione, che sosterrà la riqualificazione culturale di almeno 229 borghi storici, scadenza sempre il 15 marzo, con le istruttorie da chiudere a maggio. I Comuni sono andati singolarmente o al massimo in tre, con popolazione residente complessiva fino a 5mila abitanti, con progetti per interventi, iniziative o attività in ambito culturale e in quelli dell’istruzione, ricerca, welfare, ambiente o turismo. L’importo massimo del contributo sarà di circa 1,65 milioni di euro a borgo.
Con bando successivo, i 200 milioni di euro saranno assegnati alle imprese che svolgono attività culturali, turistiche, commerciali, agroalimentari e artigianali localizzati nei Comuni selezionati per la realizzazione dei progetti di rigenerazione culturale, fino a un totale complessivo tra le due componenti di circa 2,53 milioni di euro a borgo.
Per l’Unione delle Comunità montane, senza strategie, il rischio è di creare 21 ‘nuove Venezie’, cioé ‘luoghi stupendi messi sotto campane di vetro e circondati dal nulla. Peraltro come nello spirito guida del Pnrr, il 40% delle risorse complessive sarà destinato alle Regioni del Mezzogiorno e gli interventi dovranno essere portati a termine entro giugno 2026.
Tutto di fretta e ognuno per conto proprio purché si spenda?
1mld di euro ben investito sui borghi potrebbe fare molto per le aree interne saremo capaci?